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I nostri approfondimenti su Alimentazione e Psicologia
Il primo passo è comprendere che non si può agire per cambiare se prima non si è deciso di farlo. Un'affermazione come: "ho capito che mangiare troppo mi fa male, ma non riesco a smettere" può significare: "ho capito ma non ho ancora deciso di cambiare e quindi non posso agire".
A volte la spinta decisiva al cambiamento può anche arrivare dalla lettura di un libro, da una conferenza, dal confronto con qualcuno, che ci regalano un improvviso lampo di consapevolezza, primo passo verso la trasformazione.
Per la maggior parte delle persone è difficile cambiare le abitudini alimentari e di stile di vita scorrette a favore di altre più equilibrate e salutari.
Ciò avviene soprattutto per l'incapacità di liberarsi da abitudini che imprigionano l'individuo in schemi ripetitivi e bloccanti che riducono l'atteggiamento critico e la disponibilità alla trasformazione. In questo caso il corpo non è più "sentito", ma diventa come uno schiavo al servizio dell'abitudine stessa.
Moltissimi giovani hanno un'alimentazione non adeguata (ad esempio sono sottopeso per diete troppo semplici e monotone, oppure seguono un'alimentazione disordinata o inadeguata rispetto al livello di attività fisica) senza per questo soffrire di disturbi del comportamento alimentare.
I segnali che indicano una reale patologia non sempre sono facili da individuare.
Dal punto di vista psicologico le spie più comuni sono scarsa vitalità, abulia e astenia alternati a momenti di ipereccitazione; sia che mangi troppo, sia che mangi troppo poco, il cibo è sempre il pensiero principale e quindi spesso l'adolescente dimostra scarso interesse per il mondo che lo circonda.
Di conseguenza, dal punto di vista relazionale, l'adolescente con disturbi dell'alimentazione fatica a socializzare.
Tutti questi segnali, per poter parlare di disturbo dell'alimentazione, devono manifestarsi continuativamente nel tempo. Diventa quindi fondamentale il confronto con uno specialista per raccogliere ulteriori informazioni e comprendere meglio il disagio dell'adolescente e programmare un piano di intervento terapeutico.
L'immagine corporea è la rappresentazione mentale del modo in cui l'individuo vede il proprio corpo, ed è plasmata dal susseguirsi delle emozioni e delle esperienze attraversate nel corso della vita.
Le esperienze vissute e gli stimoli ricevuti dal mondo esterno, ad esempio mass media e aspettative familiari e sociali, possono creare delle errate percezioni dell'immagine corporea con conseguente sviluppo di convinzioni negative su di sé (non sono adeguato, non sono all'altezza, non valgo, non merito, ecc.) e sentimenti di impotenza e disagio.
Questa rappresentazione alterata dell'immagine corporea può causare una profonda distorsione del modo in cui l'individuo vive il rapporto con il proprio corpo e con il cibo, fino ad arrivare in certi casi a compromettere l'istinto di sopravvivenza.
In questi individui la valutazione di sé è centrata principalmente o esclusivamente su peso e forma del corpo e sulla propria capacità di controllarli a differenza della maggior parte delle persone che si valutano sulla base delle proprie prestazioni, percepite in vari aspetti della vita.